Il racconto di un soccorritore intervenuto durante l'incidente ferroviario di Segrate
- 25 gen 2018
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Ci hanno attivato subito appena usciti dalla sede. Pensavamo che bisognasse trasportare solo i codici verdi, eravamo anche un po’ dubbiosi che fosse accaduto qualcosa di così grande.
Ma poi siamo arrivati: c’erano mezzi che giungevano da ogni parte e di ogni tipo, si sentiva il rumore degli elicotteri e delle sirene. Abbiamo parcheggiato vicino agli altri mezzi ed è arrivato subito il coordinatore a dirci cosa dovevamo fare e quale materiale sanitario portare con noi. Tiri giù tutto, infili nelle tasche le cose che possono servirti nell’immediato e vai.. Percorri un campo, arrivi al muretto che ti separa dall’incidente e solo in quel momento capisci cosa sia accaduto realmente. Voci, grida, rumore di lamiere tagliate questo è quello che si sente ora.

(Foto Corriere della Sera)
Con l’aiuto dei poliziotti e dei vigili del fuoco carichiamo il primo paziente sulla barella e lo portiamo in ambulanza percorrendo con molta fatica il campo.
Diretti in ospedale in codice rosso, io mi metto alla guida e il mio collega dietro con il paziente. C’è traffico, ogni tanto chiedo se è tutto ok. L’ospedale è già attivo per la maxi emergenza, i sanitari ci aspettano fuori, una decina tra rianimatori, chirurghi e infermieri.
In poco tempo ci ridanno la barella, puliamo velocemente e ritorniamo sul luogo dell’evento.
E ricomincia tutto da capo. Ma ora non si corre più come prima. Ora inizi a metabolizzare, capire, renderti conto di cosa sia veramente accaduto.
Ora rimane solo il rumore delle lamiere che vengono tagliate, dell’elicottero che sorvola e si sente quello strano odore che pensavo fosse solo una mia sensazione ma che invece sentivano tutti.
Andrea
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